«Purtroppo le scrivo senza firmare la lettera ma non ci vorrà molto a documentarsi sulla veridicità dei fatti». È la premessa al testo anonimo inviatoci alla redazione con lo scopo di riassumere in modo sintetico ciò che è successo in questi ultimi 50 anni nella tomba dipinta di Mandra Antine a Thiesi «sperando che, come sta avvenendo in questi giorni, l'episodio non si ripeta a Sa Pala Larga con la definitiva perdita del patrimonio culturale che essa ha custodito per oltre 5000 anni». Il mittente ha ammesso di utilizzare «toni molto polemici, per questo lascio a Lei la decisione di intervenire per eventuali moderazioni». Non è la prima volta che sul web e nei vari forum di discussione circolano articoli dello stesso tenore. Pubblichiamo perciò questo testo con l'obiettivo di interpellare le fonti ufficiali per evitare di offrire al lettore una sola visione che, per quanto appassionata, è pur sempre anonima.
Le numerose segnalazioni e azioni da parte del Comune di Bonorva e delle associazioni culturali, unitamente ai cittadini che vorrebbero godere del patrimonio culturale, in quanto membri di uno stato e quindi titolari dei beni di cui esso dispone, si trovano di fronte ad una situazione di estrema incomprensione.
La vicenda di Sa Pala Larga ricorda un fatto analogo avvenuto a Thiesi nella necropoli di Mandra Antine, fino a pochi anni fa un unicum nel Mediterraneo per l’uso del colore e per i motivi decorativi e simbolici presenti, ma ora, grazie alle nuove scoperte, appartenente ad un discreto gruppo di sepolture neolitiche a domus de janas che va sempre più crescendo, in modo particolare nel centro-nord dell’Isola.
La tomba III di Mandra Antine è stata scoperta e studiata nel 1962 da Ercole Contu e da allora, l’azione di tutela verso il meraviglioso e delicatissimo monumento neolitico da parte della Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro, è stata limitata alla costruzione di una casetta di cemento “provvisoria”, edificata nel 1964 ed ancora oggi esistente.
La casetta avrebbe dovuto preservare i dipinti dalle incurie e dagli atti vandalici, ma non è stato così.
Nonostante le numerose fantasie, i progetti, le proposte e i finanziamenti (uno di questi concesso dalla Regione Sardegna nel 2007 per il restauro dei dipinti e mai speso), la casetta che in teoria dovrebbe “tutelare” il monumento è ancora la stessa di 50 anni fa, quella provvisoria del ’64.
Ed è proprio a questo edificio che sono imputabili le cause della oramai totale scomparsa delle pitture: la scarsa ventilazione dovuta alla presenza di una sola apertura e all’utilizzo per la costruzione di materiali non traspiranti, ha favorito la formazione di muffe e vegetazione che hanno proliferato grazie al microclima caldo-umido che si crea all’interno della struttura, incrostando le aree dipinte e sostituendosi ad esse.
A ciò è doveroso aggiunge il convogliamento delle acque piovane e di ruscellamento del versante trachitico all’interno della sepoltura, oltre alle acque di percolamento provenienti dal soffitto in cemento armato che oramai, colmo di terra e arbusti, rischia di crollare, mettendo a repentaglio sia la sicurezza del monumento che dei visitatori del sito. Senza parlare della soluzione architettonica riguardo all’immobile costruito che si discosta nel modo più assoluto dai vincoli paesaggistici, rendendo il sito di Mandra Antine impresentabile e pericoloso.
Ferri arrugginiti, cancellate approssimative, acqua stagnante nel pavimento della cella, umidità di risalita che sgretola il supporto roccioso con il conseguente distacco del dipinto, presenza di sali e di efflorescenze nella tomba III di Mandra Antine, ricordano molto quello che oggi si sta verificando a Sa Pala Larga.
Come esperienza insegna, se il destino di Sa Pala Larga prescindesse solamente agli organi di tutela - le cui azioni si sono dimostrate, anche in passato, inadeguate e pretenziose, probabilmente mosse da un interesse finalizzato esclusivamente alla carriera o alla pecunia, tra pochi anni avremo anche a Bonorva un sito oramai irrecuperabile e non godibile.
L’azione su Mandra Antine di Thiesi è la conferma, oltre che il risultato, dell’insignificante attenzione verso i monumenti del territorio da parte dello Stato (si potrebbero proporre decine di altri siti che dopo esser stati avidamente indagati, sono stati abbandonati a loro stessi), anche per quanto riguarda le proposte di valorizzazione, ad oggi praticamente assenti e, quando proposte, ostinatamente contestate da persone che, spesso e volentieri, non sono quelle preposte o non hanno le capacità. E’ auspicabile che determinate scelte debbano essere fatte da commissioni competenti e non lasciate all’interpretazione soggettiva del funzionario di turno, e che queste siano finalizzate, con il coinvolgimento all’interno di un piano di sviluppo finalizzato, oltre che alla ricerca, alla fruibilità e al godimento pubblico.
Un intervento a Sa Pala Larga di Bonorva è ancora tempestivo, al contrario di Mandra Antine che oramai esala l’ultimo respiro e ringrazia per queste copiose piogge primaverili continuando a deludere tutti coloro che si recheranno a visitarla ma non potranno ammirare nulla oltre una pericolante casetta di cemento e una parete ricoperta di muffa.