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Con il maestro Pinuccio Sciola chiusi gli appuntamenti della Fiera d’arte del piccolo formato

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BANARI. Mentre la Fiera d’arte del piccolo formato, in seguito al grande successo raggiunto, resterà aperta per tutto il mese di settembre, il programma di appuntamenti collaterali è giunto ieri al termine con le vibranti melodie emesse dalle pietre sonore del maestro Pinuccio Sciola che hanno rapito  il pubblico che domenica affollava la piazza San Lorenzo in una fresca sera di fine estate. Sciola, reduce dal successo ottenuto per la realizzazione della scenografia della Turandot di Giacomo Puccini al Teatro Lirico di Cagliari e definito «intimamente barocco e anticlassico» dal famoso critico d’arte Philippe Daverio, è stato intervistato dal giornalista Rai Tonino Oppes.

Durante l’incontro si è dialogato sul rapporto che l’artista ha con la natura, con le sue pietre, con i suoni che queste generano quando vengono accarezzate. «Sono suoni – ha affermato Sciola - insiti alla materia. Da quando - mi chiedono spesso - ? Dapprima rispondo io. Ogni materia ha la sua memoria. Nonostante la pietra sia oggi un materiale poco utilizzato, come nell’edilizia, la scienza ci dice che si tratta di un materiale di un importanza incommensurabile. La pietra ha un potenziale mnemonico, perché non dovrebbe averne uno sonoro».

Il rapporto con la pietra e con la natura c’è sempre stato per l’artista e citando una frase usata durante un convegno internazionale, egli sostiene che occorre «ridare alla terra i propri elementi per potersi rigenerare». Questo il concetto che è alla base della realizzazione di un opera d’arte che non si vede, ovvero i “Semi di pietra”: semi delle pietre lavorate da Sciola e piantati come fossero delle vere semenze nella terra arata.  

E poi ancora, per quanto riguarda il ruolo dell’artista oggi, Sciola ha affermato che «l’artista non è uno. Ognuno di noi è un artista. La sua funzione è quella di diffondere il rispetto dell’uomo, della natura e dell’universo». Il maestro ha raccontato della sua vicinanza a San Francesco d’Assisi e della sua “missione”, volere ricreare un nuovo rapporto con la natura.

«Tutte le persone – ha rivelato lo scultore – dopo aver sentito il suono all’interno delle pietre, hanno una relazione diversa con la natura. È materia viva, il cui suono cambia a seconda della temperatura della pietra. Non voglio creare strumenti musicali di pietra, ma voglio che le persone percepiscano la musica dentro la materia. I suoni nascono nel silenzio della campagna, quando vado a cercare le pietre, anche se sono loro che cercano me. I suoni delle pietre sono i suoni dell’universo».

Numerosi gli aneddoti raccontati, legati alla vicenda non solo artistica ma anche umana di Pinuccio Sciola, il quale sul finale ha raccontato che «quattro anni fa ho ricevuto la visita di un certo signor cancro. Io dico sempre che siamo vivi perché dobbiamo morire, per questo dobbiamo vivere al meglio, nel rispetto di noi stessi, del prossimo e della natura». Ed ha continuato così: «quando mi sono risvegliato dopo l’operazione la sensazione più bella è stata quella di sentire l’amore delle persone care». Un forte applauso del pubblico simbolicamente ha abbracciato l’artista, quasi come volesse ringraziarlo per questa sua confidenza.

La serata si è conclusa con l’intervento dell’assessore Paoletta Cabras, la quale ha ringraziato gli artisti che hanno esposto, la Fondazione Logudoro Meilogu, i partner e patrocinatori della manifestazione. Soprattutto ha ringraziato gli abitanti di Banari, nominato Borgo autentico della provincia di Sassari, per la loro accoglienza, virtù che non tutti possiedono. «L’amministrazione comunale – ha aggiunto l’assessore – ha dimostrato di avere una grande sensibilità nei confronti dell’arte e della cultura e riconosce il ruolo che queste hanno nella promozione del territorio».

«Banari ha capito che non investire nella cultura significa morire, questo purtroppo potrebbe essere il triste destino dei piccoli paesi della Sardegna». Così è intervenuto Tonino Oppes in conclusione, invitando a salire sul palco il professor Attilio Mastino rettore dell’Università di Sassari, il quale ha riconosciuto ai giovani della Fondazione la capacità di fare di Banari un paese vivace dal punto di vista culturale, cosi come Pinuccio Sciola fece tanti anni fa con il centro di San Sperate e la Sardegna proiettandoli in una dimensione internazionale. Infine Oppes ha salutato il pubblico leggendo alcuni passi tratti da “Il suonatore di pietre” testo dedicato al maestro “Pinuccio Sciola nato da una pietra”.

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